Atri, sette mesi di attesa per una visita cardiologica. Il calvario di un paziente infartuato costretto ad attendere e rischiare la vita

Sette mesi per una visita cardiologica. Un tempo infinito, a volte vitale, per chi, come ci racconta un paziente, è stato già salvato una volta dopo un brutto infarto. Succede a un cittadino di Atri, recatosi al Centro Unico Prenotazioni del San Liberatore per prenotare la visita di rutine necessaria per i controlli periodici. La richiesta del medico di base prevede: Elettrocardiogramma, Ecodoppler e visita cardiologica: il paziente si sente rispondere allo sportello che la prima data utile per gli esami è Settembre 2023 al nosocomio Mazzini di Teramo. Ma come, obietta il malato, non è possibile farlo prima? Ho bisogno-spiega il cittadino- non posso aspettare tutto questo tempo, non è possibile, rischio la vita e devo fare un controllo importante. Nulla da fare, prima di Settembre non è possibile, è la risposta laconica che si sente ripetere. Eppure ad Atri una volta c’era il reparto di cardiologia, chiuso causa covid-19 e mai riaperto, nonostante le rassicurazioni del direttore sanitario Maurizio Brucchi e del direttore generale Maurizio Di Giosia. Tante promesse campate per aria e senza alcun riscontro. Il personale del San Liberatore è ridotto al minimo. Mancano medici, infermieri, anestesisti, personale del pronto soccorso, e si lavora malissimo-spiega un camice bianco del nosocomio- e nessuno si interessa della grave situazione in cui versa la struttura ospedaliera. I politici fanno solo chiacchiere, i vertici della Asl hanno ridotto il nostro ospedale ad una lunga degenza, spiega il medico, e non vedo nemmeno un sussulto da parte della classe politica locale. La cardiologia oggi è stata ridotta a semplice ambulatorio, con pochissimo personale, così come altri reparti chiusi e mai riaperti. E’ una vergogna, è una situazione insostenibile per un presidio ospedaliero al quale si rivolgono pazienti di molti comuni, dalla costa alla Vallata del Fino