Luigi Di Blasio, da invalido da lavoro ad atleta e pittore di grande qualità. La storia di un uomo che ha fatto della vita la gara più avvincente

Luigi Di Blasio, da invalido da lavoro ad atleta e pittore di grande qualità.  La storia di un uomo che ha fatto della vita la gara più avvincente

Luigi Di Blasio è un volto sconosciuto ai più anche se i ritratti dei personaggi illustri del cinema, dello spettacolo e dello sport  parlano dell’autore più che una pagina social. Egli non è avvezzo al mostrare le sue immagini né la sua galleria privata  che giorno dopo giorno diventa sempre più una grande pinacoteca. Non dipinge per vendere né per far parlare di sè, e se non fosse per il figlio Rosario, giornalista assiduamente presente sulle pagine social per l’intensa attività di narratore delle cronache dei maggiori avvenimenti della televisione nazionale, nessuno di noi conoscerebbe questo immenso tesoro nascosto tra le mura della sua abitazione. Luigi ha una storia particolare che merita di essere raccontata perché nella sua vicenda umana si intrecciano momenti decisamente tristi in cui ha rischiato di perdere la vita e attimi in cui la luce è tornata ad illuminare la sua esistenza.  Partiamo da molto lontano per conoscerlo meglio: correva l’anno 1969, Luigi aveva appena diciotto anni quando un giorno mentre lavorava avvenne un tragico incidente.

Cosa avvenne quella mattina?

Era il mese di Agosto e lavoravo come installatore termoidraulico per una ditta di Montesilvano, in un cantiere di Via Adige. Mentre  trasportavo  del materiale, rimasi folgorato da una scarica di 10.000 Volt. Venni trasferito subito  con un auto all’ospedale di Pescara, le mie condizioni erano, a dir poco, gravissime dato che entrambi le mani, in particolare la destra, erano danneggiatissime e svariate ustioni interessavano tutto il corpo. Ero del tutto immobile su di un lettino, venivo trasferito  in vari reparti, bagnato con acqua fisiologica e mi iniettavano potenti farmaci.

E poi ?

Dopo una settimana le condizioni della mano destra erano molto peggiorate avvertendo l’incompetenza in quel reparto per quel che concerneva il mio caso, così i miei genitori fecero richiesta di trasferirmi in una clinica specializzata. Dopo 9 giorni, venni trasportato al Centro Ustioni  al Sant’Eugenio di Roma, dove  medici valutarono subito la gravità del caso, diagnosticando il fatto che la mano stava andando in cancrena ed affermando, nel contempo che se fossi stato ricoverato li entro le 24 ore dall’accaduto, le infezioni sarebbero state inibite e la mano salvata. Trascorsi qauttro giorni, furono costretti ad amputarla perchè la cancrena non dilagasse. Iniziò così il lungo calvario, 5 mesi in ospedale, controlli, riabilitazione della mano sinistra, secondo ricovero e molto altro ancora tutto per più di un anno.

Quando fu dimesso dall’ospedale cosa accadde?

Una volta tornato a casa, iniziarono le visite di parenti e conoscenti, gli amici mi invitavano ad uscire insieme a loro, ma io non volevo vedere e sentire nessuno perchè ero troppo amareggiato da quello che mi era capitato a soli 18 anni. Mi vergognavo di farmi vedere privo di un arto, trascorsi un anno in solitudine, solo in seguito iniziai ad accettare i loro inviti perchè mi sentivo solo. Si frequentavano in quel periodo, Bar, Cinema e la domenica c’era qualche festa di compleanno in cui si ballava. Purtroppo durante quelle feste, mi sentivo ancora più solo nel vedere i miei amici divertirsi a scherzare con le ragazze. Per me non era lo stesso, in gran parte anche a causa mia,  perchè mi richiudevo per delle ore, da solo in macchina di qualche amico a rimurginare sulla mia condizione e farmi venire bruttissimi pensieri.

Acquistai un’ automobile per essere indipendente e me ne stavo sempre in giro in vettura, la mia era una vita sedentaria fatta di cattive abitudini alimentari, di vita notturna, di sigarette ed alcol, grandi abbuffate e situazioni anche molto compromettenti.

E come ne risentì il suo corpo do questa situazione di isolamento ?

In quel periodo divenni obeso, aumentando di ben 36 Kg di peso, ad un certo punto decisi che, oltre che per il mio bene anche per amore per i miei genitori e per  affetto verso i miei amici che avevano cercato di aiutarmi nei momenti più difficili, avevo capito che era ora di smetterla con quel tipo di vita, cosa non facile durante gli anni settanta, caratterizzati dalla tendenza Hippy.

Come intervenne lo Stato, le associazioni sindacali sul tragico incidente di lavoro?

Non ebbi da parte delle Istituzioni sia a livello nazionale che locale nessuna  assistenza sul piano psicologico e su quello riabilitativo al lavoro. La gioia di vivere, l’ho riconquistata praticando sport, iniziando con una vecchia bici pedalando faticosamente sulla riva del mare, dando cosi’ sfogo a tutte le mie irritazioni. Scesi notevolmente di peso senza alcuna privazione alimentare, acquistai una bici da corsa e cominciai ad andare su strada.

Si innamorò delle due ruote ?

Feci molte conoscenze nell’ambito ciclistico e spronai molti amici a praticare questo sport.Mi iscrissi ad una società sportiva ed iniziai a gareggiare perchè sentivo che l’agonismo mi appagava anche se su alcuni tratti in salita restavo in coda e mi veniva da piangere. Partecipai anche  a diversi raduni regionali e Nazionali e ad alcuni gran fondo tra cui la Maiella – Adriatico di 190 Km e la Riccione – Pescara di 250 Km con una finale agonistica del giro del circuito del Trofeo Matteotti valida come coppa del mondo.

E qui incontro anche un nome importante del ciclismo?

Dopo alcuni anni, divenni amico di un grande ciclista professionista, Donato Giuliani, che in quel periodo correva per la “Jolly Ceramica” e quando aprì un negozio di articoli sportivi acquistai una bici professionale. Fu un grande maestro per me, ci siamo allenati insieme per 4 -5 anni poi lui in seguito lasciò il professionismo. Raggiunto il peso forma con questi duri allenamenti, gareggiando mi piazzavo sempre e, talvolta quando il percorso si prestava alle mie caratteristiche, riuscivo anche a vincere con mia enorme soddisfazione. Nell’Aprile del 1980, arrivai 4° al Giro Regionale suddiviso in 4 tappe, però una bruttissima caduta durante un allenamento, provocò la frattura degli zigomi e della mandibola, ero finito a 50 Km orari contro un albero per evitare di investire due ciclisti a terra, restando sei mesi inattivo per riprendermi.

La caduta in bicicletta dopo l’incidente sul lavoro le fece cambiare idea?

Si, e non poco. Nel Marzo del 1983, avendo riflettuto sulla dinamica dell’incidente , per non dare preoccupazione ai miei e alla mia fidanzata, decisi di correre a piedi.Per un anno mi allenai da solo, ma il desiderio di agonismo mi spinse a gareggiare la domenica.

Grazie anche all’esperienza da ciclista, riuscivo a rientrare nei piazzamenti di categoria.

Una nuova avventura sportiva?

Nel giro di due mesi, preparai la prima Maratona valevole per il campionato Regionale e fui 26° su 150 partecipanti con 2, 53h. Nel contempo, coltivavo anche la passione per la pittura, manifestatasi dopo l’incidente del 1969, per esercitare al disegno la mano superstite, ho anche frequentato un corso privato conseguendo un diploma in figurinista di moda nel periodo 1978/79 con ottimi voti, il mio desiderio era quello di frequentare l’Accademia di alta moda di Roma ma mi fu impossibile sia per ragioni pratiche che economiche, continuai così per conto mio ed esponevo in alcune mostre collettive.

Poi il matrimonio e i figli?

Mi sposai, avemmo due bambini e dato che mia moglie lavorava, accudivo i figli tralasciando la pittura. Mi iscrissi successivamente all’Associazione per atleti disabili dell’Orione Sportivo di Pescara, dove praticavo atletica, nuoto e sci di fondo. Per quel che riguarda il nuoto, ho partecipato a 3 campionati italiani: a Catania, Napoli e Verona, vincendo rispettivamente l’oro, l’argento ed il bronzo.

Un atleta a tutto tondo?

Nel Dicembre del 1992, vinsi in assoluto una 24h di nuoto, organizzata dall’Associazione Sportiva Orione di Pescara aperta a tutti gli atleti, con il tempo di 5,19h, coprendo la distanza di quasi 10.000 m. Nello sci di fondo, praticato in inverno in alternativa al ciclismo, partecipai a 2 titoli vincendo 4 ori di categoria: a Ronzone nel Trentino sui 10 mila  34′ 20” e 15 mila in 49′ 07”, nel 1991 a Bormio, in Valtellina; nel 1993 sui 5 mila in 16′ 35” e 10 mila in 28′ 49”.Nell’atletica per disabili nella mia categoria, ho conquistato diversi titoli nazionali, nel 1990 a Foligno, nel 1991 a Modena, e nel 1993 a Gubbio sui 5 mila e 10 mila m.Sulla mezza maratona nel 1990 a Monza e a Padova, nel 1991 sempre a Monza, in una gara internazionale di mezza maratona , ottenni la migliore prestazione in 1h 14′ 30” nel Maggio 1992, sulla Maratona a Cernusco Lombardone e ad Oristano in Sardegna nel 1991.

Una lunga sequenza di successi e partecipazioni ad eventi di grande rilievo. E poi anche Roma?

Presi parte ad altre gare e maratone più brevi in diverse località, tra cui la maratona di Roma nel 1989, classificandomi in assoluto  al 119° posto in 2h 46′ 25” tra 2000 maratoneti. L’ultima fu quella di Carpi nel 1992, arrivai 136° su  circa 2.500 partecipanti in 2h 52′ 13”, la migliore prestazione sulla lunga distanza l’ho ottenuta in una maratona valevole come prova di campionato regionale, risultando al 9° posto in 2h 39′ 27”, 2° di categoria. Dopo lunghi e duri allenamenti, arrivò finalmente la tanto attesa Maratona di New York, l’impatto con la grande metropoli, fu talmente entusiasmante, in quell’occasione, conobbi il grande Orlando Pizzolato che vinse due edizioni della Maratona di New York ed insieme facemmo alcune foto ricordo. In quella Maratona, mi piazzai al 365° poto in assoluto,  concludendo il percorso con un tempo di 2h 52′ 43”, su ventiseimila maratoneti  29° italiano e 3° abruzzese.

Non si è fatto mancare nulla sportivamente parlando Luigi, il quale, da buon atleta, non si è sottratto ad altri numerosi importanti eventi tra cui l’attraversata dello stretto di Messina, un segno tangibile di una grande vitalità nonostante l’invalidità della mano. Quella di Luigi è un vero e proprio esempio di come, nella vita, a qualsiasi età e in qualsiasi campo, la forza interiore supera ogni ostacolo , grande o piccolo che sia. L’ultimo tratto della sua nuotata da una parte all’altra della nostra Italia è la più grande e fedele rappresentazione di un passato alle spalle  e di un presente  in cui il sacrificio e la grande passione possono sconfiggere anche i mali più inguaribili.

Lavocedelcerrano

Direttore Responsabile e Fondatore del Giornale " la Voce del Cerrano"

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