Atri, famiglia sul lastrico chiede aiuto alle Istituzioni. Negato il lavoro dalle aziende per l’età

Atri, famiglia sul lastrico chiede aiuto alle Istituzioni. Negato il lavoro dalle aziende per l’età

Non si muore solo di coronavirus, e questo è risaputo. Come dimostra una triste storia familiare nella città Ducale, in cui il capo famiglia è stato messo in cassa integrazione e percepisce appena 600 euro al mese, e sul quale incombe la necessità di garantire da magiare e vivere decorosamente ai due figli minori e alla consorte. Il cinquantaquattrenne non si rassegna e si mette a cercare un posto di lavoro nelle varie aziende dei comuni limitrofi. Grazie alla buona reputazione di cui gode, come lavoratore infaticabile, persona onesta e per bene, viene convocato da un’azienda bergamasca che ha  una filiale a Scerne di Pineto. L’incontro con il responsabile del personale fila liscio, il colloquio risulta positivo e il passato del candidato interessante, vuoi per la sua flessibilità nella disponibilità per gli orari di lavoro che per la versatilità nel disbrigo delle necessità in azienda. Il genitore dei piccoli, che non vuole farsi vedere depresso e senza fare nulla dalla mattina alla sera in casa, è disposto a qualsiasi occupazione, anche la più dura e onerosa fisicamente parlando. Torna a casa e qualche ora più tardi arriva una telefonata:<< mi dispiace, purtroppo dalla sede principale mi hanno detto che lei è troppo avanti con gli anni per poter  lavorare con noi<<. Un fulmine a ciel sereno per il cassaintegrato che ripiomba nella più nera situazione di sconforto, anche se non si arrende. Grazie ad un amico che lavora con un padroncino che si occupa delle consegne a domicilio di mobili per conto di una grossa azienda a livello nazionale con punto vendita sulla costa abruzzese, viene convocato dal boss dello spedizioniere. Identica trafila per il colloquio: requisiti fisici e professionali idonei, nessun problema con la legge, ottimo pregresso lavorativo, nessuna lamentela sul padre di famiglia. Unico neo, l’età. Anche questa volta l’occasione lavorativa sfuma. Un susseguirsi di risposte negative che iniziano ad assumere toni e contorni drammatici nel candidato il quale si domanda: ma cercano una persona per lavorare o un giovanotto per una sfilata di moda? Domande lecite, alle quali, ad oggi nessuno è in grado di dare una risposta. Incombe su tutti l’età anagrafica, per la quale le aziende in cui si è presentato, dicono essere un problema di ordine burocratico. La micidiale macchina farraginosa che uccide senza sparare, che lascia sul lastrico una famiglia disperata. <<In vita mia non ho mai rubato, ma se vado avanti così sono costretto a farlo << dice Paolo (nome di fantasia). Ho ricevuto dal comune dei buoni spesa per la Pasqua-racconta al nostro giornale-per mettere pranzo e cena in quei giorni, ma è stato un aiuto occasionale e non continuativo. Non mi va di chiedere soldi a parenti e amici- aggiunge Paolo-ho una dignità anche se non so sino a quando potrò resistere. Si sono fatti avanti gli strozzini e non lo nego-conclude il disperato-ma preferisco magiare pane e acqua che andare da loro  e restare intrappolati nelle mani degli  aguzzini. Uno spaccato come tanti di una situazione la cui deriva riguarda altrettante persone in difficoltà che nessun vaccino potrà guarire dalla miseria e dalla voglia di tornare a lavorare ed avere un sacrosanto stipendio adeguato.

Lavocedelcerrano

Direttore Responsabile e Fondatore del Giornale " la Voce del Cerrano"

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