San Liberatore, a rischio chiusura tre reparti strategici per il territorio

San Liberatore, a rischio chiusura tre reparti strategici per il territorio

Il Covid19  si porta via tanta gente ma anche qualche reparto del San Liberatore di Atri, da tempo ormai ridotto di numero di personale e strutture operative. Se da un lato è stato salutato positivamente il ritorno, avvenuto il 7 Gennaio scorso, delle sale chirurgiche per Ortopedia e Chirurgia, e le prestazioni ambulatoriali proseguono a ritmo sostenuto, il futuro a breve del nosocomio non è costellato da notizie positive. Partiamo dalla Pediatra, la cui dirigente, Elisabetta Modestini ha resistito contro tutti e tutto prima che arrivasse l’ondata Covid 1 e 2. Il reparto, posto nell’ala vecchia del presidio ospedaliero, è stato smantellato per far posto ai pazienti dell’epidemia, con la promessa, anche del neo direttore sanitario facente funzioni, Maurizio Brucchi, di tornare prossimamente in piena attività. Da quanto ci risulta, gli infermieri non lavorano più ad Atri ma sono stati dislocati a Teramo, così come i pediatri, occupati nell’emergenza urgenza virale. Si era detto, nel recente passato, che i piccoli ricoverati erano pochi e quindi l’unità operativa semplice andava chiusa. Forse non tutti conoscono i numeri delle prestazioni ambulatoriali della pediatria, di tutto rispetto.  E non solo. In Atri, accanto al reparto dei pargoli, esiste l’unico centro regionale di Auxologia e Fibrosi Cistica, da sempre fiore all’occhiello della sanità regionale. Un fiore appassito dal virus e che rischia di sparire del tutto con la perdita del reparto pediatrico. Intanto le mamme continuano a protestare perché non è sufficiente un solo pediatra che fa visita nella città Ducale due volte a settimana. Almeno prima-afferma un genitore-in caso di necessità si correva in ospedale. Adesso dove vado?  Di pari passo le cattive notizie riguarderebbero altri due settori strategici: urologia e gastroenterologia. Voci bene informate ci spiegano che Maurizio Brucchi avrebbe  chiamato a sé gli urologi del San Liberatore, avvertendoli dell’imminente trasferimento al Mazzini di Teramo, anche in ragione del fatto che il dottor Gaetano  Scipioni, è prossimo alla pensione. Una notizia che, se riscontrata come sembra, sarebbe un colpo al cuore per la collettività che fa riferimento al servizio le cui prestazioni sono sempre state elogiate dai pazienti, per efficienza e cortesia. Sul fronte della gastroenterologia,  il trasferimento del dottor Carmelo Barbera a Teramo, in sostituzione del primario Antonio Astolfi,  ha di fatto ridotto l’unità semplice di Atri a mero ambulatorio all’interno del quale presta la sua brillante ma isolata opera professionale il dottor Candeloro Baldassarre . Per contro al San Liberatore sono state promesse molte cose, ma solo promesse, ad eccezione della Riabilitazione Post Covid che era previgente la pandemia fase 2, sia pure all’interno della Medicina. E la politica cosa fa? Solo spettacolo, come abbiamo visto nel recente consiglio comunale di Atri. Altro che commissioni consigliari e sedute convocate ad hoc dell’assise civica. Sarebbe il caso di iniziare ad alzare la voce con la Regione Abruzzo e l’assessorato alla salute. Con un problema: il sindaco e alcuni assessori e consiglieri di maggioranza non sono più in Forza Italia ma nemmeno hanno trovato altra dimora politica. Si dicono civici. Un segno di appartenenza nobile e di alto profilo civico, per l’appunto, ma senza referenti politici, il che stona con la situazione.

Lavocedelcerrano

Direttore Responsabile e Fondatore del Giornale " la Voce del Cerrano"

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