Achille Apicella e Cleto Colleluori, due persone d’altri tempi nel ricordo di Massimo Colleluori in occasione dei 100 anni dalla nascita

Achille Apicella e Cleto Colleluori, due persone d’altri tempi nel ricordo di Massimo Colleluori in occasione dei 100 anni dalla nascita

Marzo 1923, un mese e un anno che hanno sempre avuto nella vita della mia famiglia una grande importanza.

Infatti il 4 marzo 1923 nacque in Atri mio padre Cleto Colleluori, da Luigi e Luigina D’Annunzio; mentre mio zio Achille Apicella nacque , sempre in Atri, il 25 marzo dello stesso anno, da Vincenzo ed Eva Filiani.

Due persone, mio padre e mio zio che con le loro vite professionali hanno lasciato un ricordo indelebile nella storia della nostra cittadina , a partire dalla seconda metà del ‘900. Voglio ricordarli entrambi a 100 anni dalla nascita, giacchè non li legava solo un rapporto di parentela, ma una profonda amicizia che li portò a condividere momenti difficili, ma anche momenti gioiosi e soddisfazioni .

Il destino volle farli incontrare al Liceo Classico “M. Delfico” di Teramo, nella terza classe dell’anno 1941; mio padre frequentava quella Scuola fin dall’inizio, mio zio invece vi si iscrisse provenendo dal Collegio “LeoneXIII” di Milano, città dove risiedeva la sua famiglia, dal momento che il padre svolgeva un importante ruolo nella Pubblica Amministrazione. Lo stesso padre volle rispedire la famiglia ad Atri, poiché Milano era frequentemente bombardata dalle Forze Alleate.

Dal loro incontro al Liceo Teramano nacque una profonda amicizia , suggellata anche dal fidanzamento dello zio Achille con la sorella di mio padre, la zia Isabella.

Come anticipato, condivisero diverse esperienze comuni, prima fra tutte la triste vicenda del loro forzato arruolamento , nell’inverno tra il 1943 e il 1944, nelle file dell’Esercito della Repubblica Sociale , dopo l’emanazione del Bando del Generale Graziani. Infatti entrambi dovettero presentarsi, insieme a tanti altri coetanei della stessa città e di paesi limitrofi, al Distretto Militare di Teramo, e di lì furono inviati prima a Bologna, successivamente a Torino, e vennero inquadrati nella costituenda “Divisione Littorio”. Divisione, quest’ultima, che doveva essere spedita in Germania per un rapido addestramento, in vista del suo impiego sul fronte orientale contro l’avanzata dell’Esercito Sovietico; in pratica la certezza di non tornare più.

La fortuna arrise ad entrambi, giacchè nello stesso periodo prestava servizio come Tenente di Artiglieria , in una  Caserma vicina alla loro, lo zio Vittorio(fratello di mio padre di 3 anni più grande), che conoscendo bene i piani militari e la destinazione verso la quale doveva partire la Divisione Littorio, si prodigò per far ottenere , prima della partenza, una licenza premio di 5 giorni. Naturalmente lo zio Vittorio consigliò ad entrambi, una volta al sicuro, di disfarsi della divisa  e cercare di nascondersi, in vista del ritorno verso Atri. Essi fecero così, ma il viaggio venne ostacolato e dagli eventi bellici e da altre sitauazioni pericolose , prima fra tutte la distruzione ad opera dei tedeschi in ritirata  della linea ferroviaria adriatica; quindi dovettero arrangiarsi a piedi o con altri mezzi di fortuna , cercando anche di sfuggire sia ai partigiani, perchè soldati della RSI( anche se non volontari), sia ai nazifascisti, perchè ritenuti disertori. Alla fine riuscirono a far ritorno in Atri, insieme  a diversi loro concittadini e questo per merito del coraggio dello zio Vittorio, che rischiò la sua stessa vita pur di salvare il fratello e gli altri giovani .

Terminata la guerra, nell’Italia centrale, mio padre e mio zio Achille potettero finalmente iscriversi all’Università di Camerino, mio padre alla Facoltà di Veterinaria, mio zio a quella di Farmacia. Anche gli anni dell’Università li vissero insieme, giacchè risiedevano presso la stessa Pensione, condividendo un unica stanza. Mi tornano in mente spesso i racconti di quegli anni , anni duri quelli del dopoguerra, contrassegnati dalla mancanza assoluta di beni di prima necessità , ma anche da difficoltà logistiche in seguito alle distruzioni della guerra, strade , ponti e ferrovie erano tutti da ricostruire. Infatti il primo viaggio verso Camerino di mio padre nell’autunno del 1944 fu a dir poco avventuroso, in sella ad una vecchia bicicletta Bianchi, presa in prestito, riuscì ad arrivarvi dopo un lungo viaggio , dove venne trainato anche da un autoblindo neozelandese fino a Civitanova Marche. Non meno difficoltoso si presentava il viaggio in treno, una volta che la linea ferroviaria venne ripristinata, giacchè nei tratti in salita la vecchia e stanca locomotiva a vapore doveva fermarsi per far scendere i passeggeri, che erano costretti a proseguire a piedi il loro viaggio, fin quando non terminava la salita.

Alla fine entrambi conseguirono la Laurea, mio zio Achille nel 1947 e mio padre nel 1948, ed iniziarono la loro vita professionale. Mio padre ricominciò da dove aveva iniziato, cioè in sella ad una vecchia bici, non disponendo di altro mezzo, per le strade di campagna a visitare gli animali. La prima automobile mio padre riuscì a comprarla l’anno dopo, con l’aiuto di mio nonno, era una vecchia Fiat 500 A del 1937, mitico Topolino primissima serie, appartenuta già a tre proprietari. Più fortunato fu mio zio Achille che , dopo una breve esperienza in Farmacia, venne assunto dall’Azienda Farmaceutica Angelini di Ancona , svolgendo il ruolo di Informatore Scientifico per l’Abruzzo il Molise e la provincia di Ascoli Piceno per circa 20 anni , cioè fino al 1968, anno in cui acquistò la Farmacia in Atri, e la gestì, col valido e sempre presente apporto dell’amico Remo Alonzo e di mio fratello Luigi, per circa 30 anni; ma è storia che conosciamo. Quante volte ci si recava in Farmacia per chiedere un consiglio al Dott. Apicella, è vero c’erano i medici di famiglia , ma il Dott. Apicella era sempre lì pronto a dispensare consigli e a scambiare battute . Lo zio era così, disponibile verso tutti e dotato di una simpatia innata , forse insita nel suo stesso codice genetico, poiché di origine napoletana; infatti suo padre era nato a Torre del Greco.

Mio padre invece ha svolto la sua professione, con umiltà e dedizione, per oltre 30 anni dal 1948 al 1981(anno della sua  prematura scomparsa) curando ed assistendo migliaia di animali cd da reddito, patrimonio di vitale importanza per l’economia delle povere famiglie contadine di quel periodo. Inoltre mio padre era uno dei pochi veterinari che curava anche i piccoli animali di compagnia, cani e gatti, e spesso lo faceva gratuitamente, perchè allora non era in uso presso le famiglie far curare questi animali e spesso era anche difficile trovare in zona un veterinario che li visitasse, soprattutto gratis, erano altri tempi. Nella sua lunga attività professionale lui ebbe anche l’occasione rara di curare due animali esotici, un leone di un circo che si trovava in Atri, anche una scimmia , sempre di un circo . Oltre che per aver svolto la professione di veterinario, si ricorda mio padre per aver insegnato matematica e scienze presso la scuola Media Barnabei di Atri. Anche qui l’umiltà e la dedizione che lo contraddistinsero come Veterinario caratterizzarono la sua attività di insegnamento ai ragazzi, sempre pronto ad aiutare gli studenti più bisognosi, appartenenti soprattutto alle famiglie più umili. Ricordo perfettamente che Don Antonio Toscani, l’allora parroco della Chiesa di S. Nicola, grande amico di mio padre e suo collega alla Scuola Media, per caso anche lui nato nel marzo del 1923, volle ricordarlo così nella Messa di suffragio che celebrò presso la Scuola.

Nello scrivere questo articolo ho provato molta commozione , dovuta al riaffiorare di ricordi, esperienze di vita e anche insegnamenti di due persone mio padre e mio zio che, nonostante le loro differenze caratteriali, hanno condiviso la loro esistenza nel rispetto e nell’affetto reciproco; non li ho visti mai arrabbiati l’uno con l’altro ed entrambi avevano profondo rispetto dell’opinione altrui.

La storia della loro amicizia è stata un po’ la storia dell’Italia di allora, nati appena dopo la fine della Grande Guerra, cresciuti sotto il regime fascista, dovettero affrontare parecchie avversità durante il conflitto, e poi impegnarsi con notevoli sacrifici alla ricostruzione dell’Italia del dopoguerra. La storia di due giovani amici nati appena 100 anni fa.

Massimo Colleluori

Lavocedelcerrano

Direttore Responsabile e Fondatore del Giornale " la Voce del Cerrano"

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