Atri, domenica Prima Assoluta dell’Azione Sacra “Rodolfo D’Acquaviva Beato ” nella Basilica Cattedrale con la direzione di Cesare della Sciucca

Dal modello dell’Oratorio, un atto in cinque numeri che narra la vita del Beato Rodolfo d’Acquaviva da Atri (Te) dagli anni della vocazione e le controversie con il padre fino al martirio in India insieme ad altri 4 compagni nel 1583. A seguito dei dati raccolti sulle grazie e sui miracoli, il 13 novembre 1892 Papa Leone XIII decise di procedere e il 6 gennaio dell’anno seguente arrivò la conferma della beatificazione dei Servi di Dio. Una figura che, tra i primi, ha aperto le porte del cristianesimo in oriente, a contatto diretto con l’imperatore del Gran Mogor, donando la cosa più preziosa, la vita.
L’oratorio nei secoli successivi al XVI prese varie denominazioni tra cui “azione sacra” per quelli dedicati alla Settimana Santa e quindi alla Passione. Proprio per la semantica lessicale che accomuna martirio (in senso stretto, la morte violenta o le sofferenze subìte e accettate da un cristiano pur di non rinnegare la propria fede) e passione (dal lat. tardo passio-onis, der. di passus, part. pass. di pati
«patire, soffrire») che la composizione ha acquisito la definizione di azione sacra.
L’interesse di Del Principio per tutte le espressioni musicali, dalla musica popolare all’opera lirica,
il controllo della tecnica compositiva in funzione della scena e del canto, il gusto della timbrica
tagliente e per una ritmica estrosa e imprevedibile, l’uso di un’armonia che crea struttura nuova
plasmando rigidi schematismi, sono tutti elementi di un linguaggio coinvolgente e affascinante,
di uno stile caratterizzato da una grande varietà e teatralità, con tratti grotteschi.
Tre i personaggi: Rodolfo (il Beato) – Riccardo Della Sciucca, suo Padre (GianGirolamo) – Matteo Maria Ferretti – e, come nella tragedia greca, il Coro – sezioni maschili della Schola Cantorum “G. D’Onofrio” e del Coro Giovanile Piceno. Ad essi si aggiunge il narratore – voce registrata di Carlo Orsini – che fuori campo osserva e racconta il prima e il dopo la vita del martire. I numeri dell’opera riprendono i momenti cardine della vita del Beato: la vocazione e l’annuncio del suo destino, la decisione di partire missionario, il dialogo tra lui ed il padre osteggiante, il viaggio ed il martirio, la glorificazione.
L’eclettismo che caratterizza lo stile del compositore è particolarmente evidente in questa Azione
Sacra, densa di riferimenti agli autori del melodramma italiano (il quartetto di violoncelli dell’aria di
Rodolfo come in Tosca di Puccini), con citazioni volutamente storpiate come l’armonizzazione della
melodia del Misere di Gregorio Allegri commissionato da Papa Urbano VIII, lo stesso che vietò ogni
forma di culto del Beato subito dopo la notizia del suo martirio.
Il programma e l’ordine di esecuzione scelti per i concerti non sono casuali. Un viaggio
metaforico musicale verso la catartica Azione Sacra.
La genesi del preludio che apre l’Azione Sacra a partire da una stasi temporale drammatica iniziale ben si relaziona con l’Adagio iniziale della Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543 di W. A. Mozart: quest’introduzione lenta, tipica di Haydn ma rara in Mozart, inizia con alcuni potenti e solenni accordi, che da un lato possono ricordare il tanto venerato Haendel, e d’altro lato celano probabili riferimenti massonici, perché la tonalità di mi bemolle maggiore, e accordi simili a colpi vigorosi caratterizzeranno anche l’ouverture del Flauto magico, del 1791, in cui la simbologia massonica è indubitabile. Il primo tema dell’Allegro s’innesta tanto delicatamente sull’Adagio che si potrebbe quasi prenderlo per un’estensione di quest’ampia introduzione, almeno finché trombe e timpani non vengono a stabilire quel tono vigoroso e anche solenne, ma percorso sotterraneamente da ansie beethoveniane, che prevarrà per la restante parte del movimento, cedendo momentaneamente il passo soltanto all’apparire del secondo tema, una frase in “legato” elegantemente bilanciata tra strumenti ad arco e a fiato, subito seguita da un ulteriore motivo, sempre “piano” ma più asciutto e deciso.
La Sinfonia “al Santo Sepolcro” RV 169 di A. Vivaldi segna un collegamento ancora più forte con
Rodolfo d’Acquaviva Beato: la Passione. Seguendo la tradizione dell’epoca, il “prete rosso” compose
musiche in occasione di alcune festività del calendario liturgico. In tale ambito si colloca la Sinfonia “Al Santo Sepolcro”, scritta presumibilmente per la cappella della Pietà. Una profonda meditazione della Passione di Cristo è quanto si ravvisa dallo spirito della composizione. Particolare è l’Allegro ma poco che si sviluppa essenzialmente in una doppia fuga marcata dalla sottolineatura del dramma di cui è permeata quest’opera secondo una formula frequentemente adottata nel 700 a proposito del clima espressivo della Passione. Formula che ritroveremo anche in “Rodolfo d’Acquaviva Beato”.