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Atri, sul Bar del Teatro comunale i pro e i contro della riapertura. Nell’ultima gara una sola domanda pervenuta agli uffici

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In questi giorni è tornata alla ribalta la vicenda del Bar del Teatro chiuso da qualche anno dopo l’ultima gestione e mai riaperto dietro bando pubblico per assenza di domande da parte degli imprenditori pronti a rilevarlo o, se volete, per l’unica domanda pervenuta in gara ma priva dei requisiti per accedervi. Va da se che già questa la dice lunga sull’’appetibilità commerciale del bene messo in gara dagli uffici di Palazzo Acquaviva. E’ noto a chiunque che quando viene indetta una gara pubblica, qualsiasi imprenditore, specie chi intravede in quella opportunità occasioni di business non lesina offerte e fa di tutto per aggiudicarsela mettendo sul tavolo più di quanto possa fare il suo concorrente. Se questo non è avvenuto in occasione della ultima manifestazione pubblica di affidamento del sito commerciale ci sarà una ragione. Esempio: quale esercente l’attività in parola sarebbe disposto a entrare tra le mura dello storico Teatro con le seguenti restrizioni: non puoi mettere tavoli e sedie nel locale interno, se non limitatamente; non puoi somministrare tavola calda o assimilati, come panini , toast, ecc; non puoi preparare un buon gelato in estate al turista di turno che entra ad ammirare il suggestivo e affascinante teatro , nè venderglielo confezionato perché non è ammesso avere un frigo. E non finisce qui! Dunque, se le restrizioni contemplate nel bando, come credo giusto che fossero trattandosi di un luogo per natura e caratteristiche diverso da ogni altra attività di mescita del settore, mi chiedo quale commerciante potrebbe essere interessato ad esborsare un canone comunale non inferiore a 1500 euro al mese oltre ad altri costi tra cui luce,gas, personale e tasse di ogni genere, per acquisire un bar che partirebbe in perdita da subito di fronte alla concorrenza che in poche centinaia di metri svolge, giustamente, la propria attività come da mercato. Serve ancora chiedersi perché il bar è chiuso o forse lo si vuole riaprire, visto che la campagna elettorale incombe, con promesse di brindisi e porchetta per tutti dopo il 15 maggio, giorno in cui sapremo chi siederà nella poltrona che fu di Emilio Mattucci? Credo che la cosa migliore sia porre fine a questa angosciosa domanda del tutto inutile tra l’altro. Il Teatro è un luogo di cultura, spettacolo, cuore della città e biglietto da visita della sua espressione culturale e storica: è possibile farlo convivere con un bar dove i clienti entrano sapendo di non poter consumare nulla se non chiedere un bicchiere d’acqua per gustare il piacere di sorseggiarlo mentre cogli occhi si perdono tra la storia e l’atmosfera delle tende rosse e dei palchi che silenziosamente si nascondono dietro quella porta vellutata oltre la quale cala un sipario?

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