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Carceri, l’Italia al primo posto per sovraffollamento dei detenuti nelle varie strutture

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Le carceri del nostro Paese sono le più sovraffollare dell’Unione europea. La notizia è giunta ieri dal Consiglio d’Europa di Strasburgo, a mezzo rapporto “Space”, che rivela – ancora una volta – dati altissimi di detenuti presenti negli Istituti Penitenziari (120 detenuti ogni 100 posti).

 

In Abruzzo, secondo la mappatura pubblicata dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, alla data del 31 marzo 2021, sono presenti 1638 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 1658 (-20), mentre in Molise sono presenti 343 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 271 (+72).

 

La Funzione Pubblica CGIL, per conto di Giuseppe MEROLA Coordinatore Regionale FP CGIL Abruzzo Molise-Comparto Sicurezza e Segretario FP CGIL L’Aquila, torna ad evidenziare la necessità di salvaguardare la delicata questione del sovraffollamento che afferisce le carceri italiane, con inevitabile disagio generale e ripercussioni sugli assetti organizzativi e gestionali dei lavoratori, oltre a ledere la dignità di chi è detenuto e di chi ci lavora.

 

In Abruzzo e Molise i numeri non sono così preoccupanti – continua MEROLA –  senza tralasciare però i considerevoli rapporti statistici di qualche anno fa, l’attuale popolazione detenuta presente alla Casa Circondariale di Teramo (378 presenti a fronte di una capienza di 250) e la cospicua presenza di detenuti con problematiche psichiatriche.

 

Il sistema penitenziario merita una costante ed autorevole attenzione, servono risorse per adeguare le carenze strutturali e perequare le serie vacanze organiche di personale che interessano tutti gli Istituti dell’Abruzzo e del Molise – chiosa senza mezzi termini il sindacalista –

 

Il COVID 19, in questi tempi bui e duri di pandemia, ha messo in ginocchio le carceri e, oggi più che mai, impone una giusta e sacrosanta riflessione da parte degli organismi istituzionali e politici, affinché vi siano utili investimenti a beneficio di tutte le comunità penitenziarie.

 

Non vogliamo più affidarci alla buona sorte ed al buon senso – conclude MEROLA – il grado di civiltà di un Paese si misura dalle condizioni delle sue carceri.

 

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