Atri, il San Liberatore torna pienamente operativo. Ancora molte le liste di attesa

Dopo l’esperienza Covid19 dello scorso Marzo che ha messo a dura prova personale e reparti dell’Ospedale San Liberatore di Atri, riconvertito per l’emergenza in atto a struttura sanitaria dedicata all’epidemia, le attività stanno tornando lentamente e gradualmente a pieno ritmo. Non mancano di certo i problemi per le lunghe liste d’attesa che si sono create nel periodo topico della pandemia, con rinvii di prestazioni e visite, non urgenti, anche di un anno. I tempi di attesa-fanno sapere dal San Liberatore- vengono man mano rimodulati e stiamo lavorando per venire incontro ai numerosi pazienti dell’area vasta che si serve dell’ospedale. Anche le sale operatorie, a rischio sino a qualche mese fa per via dell’assenza degli anestesisti, oggi sono tornate ad essere pienamente operative, grazie all’arrivo del personale medico che ha riportato a sette unità il numero della tanto ricercata specializzazione sanitaria, la cui presenza è sempre contingentata anche in altri nosocomi della provincia. E in caso di recrudescenza dell’epidemia che fine farà il San Liberatore? A quanto ci è dato sapere, la struttura non è nel “piano pandemico” regionale, che prevede solo ricoveri nelle quattro sedi di capoluogo di provincia, all’interno dei quali sono presenti reparti di malattie infettive e pneumologia. Solo in caso di necessità, come ad esempio con il Mazzini di Teramo al completo, si riproporrebbe il tema del piano B, ovvero di un luogo di cura periferico pronto all’occorrenza. Ipotesi al vaglio del tavolo regionale della Sanità che in questi giorni ha riunito i quattro dirigenti delle Asl per il da farsi. L’Ospedale di Atri, dopo l’esperienza in cui ha dimostrato di saper dare risposte all’altezza del caso, potrebbe essere chiamato in causa? E con quali mezzi e finanziamenti? Il vero nodo della matassa, a cui la politica dovrebbe dare risposte immediate.