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Teramo, venerdì 14 la presentazione del libro ” I no che fanno la decrescita”. Incontro con gli autori all’hotel Abruzzi

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Dall’opposizione ideologica alle infrastrutture al sistema della formazione bloccato, dalle disfunzioni della Pubblica Amministrazione alla Giustizia troppo lenta, fino al caso emblematico dei vaccini, si pagano ancora troppi dazi in Italia all’inerzia e a un’industria che parla sempre di più la lingua straniera. Tutte le volte che l’Italia dice «No», il conto che i cittadini pagano, quindi, è decisamente salato. Soprattutto in termini di mancate opportunità.
E in Italia si è consolidata da almeno un ventennio la tendenza a dire no, una tendenza che condiziona fortemente i politici, affannati a inseguire gli istantanei umori e i timori delle masse. La conseguenza è che le istituzioni prendono o annunciano decisioni tattiche di breve termine per capitalizzare consenso, invece di indicare un indirizzo strategico di lungo periodo.

Sono in sintesi i temi affrontati nel nuovo saggio dal titolo I no che fanno la decrescita (Guerini Editore) scritto dal redattore economico del Foglio, Alberto Brambilla, e dal docente universitario abruzzese, Stefano Cianciotta.

Il libro, con la prefazione di Alessandro Beulcke, presidente del Nimby Forum, sarà presentato a Teramo il prossimo 14 dicembre, alle ore 17, nella Sala convegni dell’Hotel Abruzzi.

Proveranno ad affrontare insieme con gli autori una tematica così particolarmente complicata e attuale il vicedirettore del Tg5 Giuseppe De Filippi, il direttore delle Relazioni Istituzionali della multinazionale canadese Bombardier, Enrico Dolfi, il presidente della Ferpi Abruzzo e Molise Massimo Di Cintio, il curatore delle pagine letterarie del quotidiano La Città, Simone Gambacorta. Introdurrà e coordinerà i lavori il giornalista della Tgr Rai Antimo Amore.  

La tavola rotonda sarà l’occasione per fare il punto sulle strategie, le azioni e gli strumenti da mettere in campo per trovare soluzioni per arginare e superare il dissenso, che non si manifesta solo con il no alle infrastrutture ma anche nella difficoltà della burocrazia a portare a compimento l’iter procedurale dei progetti.

Il testo, infatti, passa in rassegna i più recenti «veti» che hanno impedito al nostro Paese di crescere e di promuovere uno sviluppo al passo con quello dei Paesi occidentali più progrediti. Per invertire la tendenza, gli autori (ri)lanciano cinque regole per crescere, una serie di proposte utili e potenzialmente pro­ficue su fisco, spesa pubblica, mercato del lavoro, giustizia, scuola e università.

“L’istruzione resta l’investimento più importante per il futuro di un Paese, affermano Brambilla e Cianciotta. Per questa ragione tra le nostre cinque regole per crescere, al primo posto abbiamo inserito la necessità di tornare a investire sulla creatività e sulla intraprendenza dei giovani. L’Italia è l’unico Paese europeo che non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria dal 1995 e resta ancora agli ultimi posti nella transizione Scuola-Lavoro. Il nuovo Governo, invece di ridurre drasticamente l’alternanza tra la Scuola e il Lavoro, aumenti i fondi in bilancio per l’istruzione, perché quello è il primo mattone per originare comunità consapevoli”.

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